lunedì 24 marzo 2014





      
 

                                L' Isola Amena

                                 
di Giuseppe Marino     
 
               Ultimo aggiornamento Domenica 23 Marzo  2014  ore
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 Quando la fatica del vivere quotidiano diventa insopportabile o gli affanni ci opprimono, ognuno di noi si rifugia in un'Isola Amena, un luogo fantastico nel quale vivere serenamente per qualche ora, in piena libertà, senza curarsi del mondo e delle sue miserie, delle sue bassezze, delle sue angosce, dei suoi egoismi. Anch' io mi sono costruito la mia isola felice e, spesso, mi ci rifugio ed invito anche gli amici. Ed ora voglio invitarne degli altri.  
            
            Dal 25 novembre 2000 sei il visitatore
                                             
            
                                   Buona visita 
                                                                              

 
  
  
  
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domenica 3 febbraio 2013

L'errore di Renzi


Stupisce che, in una recente polemica con il premier uscente Mario Monti, il sindaco di Firenze Matteo Renzi  sia incorso in un errore clamoroso che, con un po’ più di attenzione avrebbe potuto evitare. Monti, infatti, confondendo non si sa quanto erroneamente e quanto volutamente la data di nascita del PD con quella del PCI, ha sostenuto che il Partito Democratico è nato nel 1921, ( non ha precisato il luogo di nascita, ma, evidentemente, pensava a Livorno).  Renzi, piccato, probabilmente  senza riflettere, ha affermato che il professore aveva fatto confusione con la sua carta di identità, ovvero con la sua data di nascita. Errore clamoroso! Il professor Monti, infatti, (politicamente, s’intende, non anagraficamente) è nato si nel ’21, ma non del XX, nel '21 del XIX secolo. E’ in quel periodo, infatti, che iniziarono le prime lotte, contro i “professori di allora”  da parte degli operai che rivendicavano migliori condizioni di vita e di lavoro, l’abolizione della Combination Acts, una serie di leggi varate in Inghilterra che avevano reso illegale il sindacato (la Fiom del tempo) e  che prevedevano la galera per gli operai che si associavano, insomma leggi che anche allora criminalizzavano le “Camusso “ e i “Landini” del tempo.  (Ma tu guarda come la storia si ripete!) E così, nonostante l’abolizione nel 1824 di queste odiose leggi, le condizioni di lavoro e di vita degli operai rimasero, per ancora un secolo, vergognose e intollerabili. Basterebbe, per rendersene conto, leggere qualcosa sulla vita degli emigrati italiani e di altri paesi europei negli Stati Uniti dei primi anni del  Novecento, soprattutto quelli impiegati nelle miniere di carbone, sui bambini impiegati in lavori durissimi per diverse ore al giorno, sulle donne che lavoravano nelle fabbriche manifatturiere,  magari anche sulla vita delle mondine italiane. Ci sono voluti quasi due secoli di lotte durissime per conquistare condizioni di lavoro un po’ più accettabili, qualche tutela e qualche diritto che pure avrebbe dovuto essere sacrosanto.  In Italia, fra l'altro, dove ci siamo dovuti sorbire in aggiunta vent’anni di fascismo, un regime reazionario al servizio della borghesia da essa voluto e foraggiato per mazzolare operai e braccianti che chiedevano lavoro e diritti e poi la polizia di Scelba e i sindacati gialli, molte conquiste sono arrivate più tardi che in altri paesi. Lo Statuto dei lavoratori, col suo “famigerato” articolo 18, vero “fumo negli occhi" per tanti sedicenti  giuslavoristi,  per dire, è arrivato solo nel 1970 e ora è diventato la causa di tutti i mali. In Italia secondo costoro,  c’è disoccupazione e crisi non perché la globalizzazione voluta e osannata dai vari "Monti" sparsi per il mondo  ha messo in  concorrenza  una industria italiana spesso gestita da un capitalismo straccione foraggiato per un secolo dagli aiuti di stato,  con quella della Cina o di altri paesi nei quali i lavoratori non hanno alcun diritto o tutela  e nei quali per questo si possono produrre beni a prezzi stracciati, anche se non sempre di qualità  accettabile, ma perché esiste l’articolo 18 e perché gli operai pretendono addirittura (orrore!) di scegliersi il sindacato. Chi denuncia queste cose e  si batte per mantenere   diritti che sono costati secoli di lotte durissime, sangue e repressione  viene però considerato un conservatore, mentre chi vorrebbe riportare l’orologio della storia al tempo della Combination Acts abolendo tutele, precarizzando come sta avvenendo il lavoro, restringendo sempre più i diritti, magari ripristinando le famigerate gabbie salariali, è ritenuto un innovatore,  un riformista, insomma un  rivoluzionario. E allora chi è nato nel 21 e di quale secolo? Il PD o certi economisti, certi amministratori delegati d’assalto e certi sedicenti giuslavoristi?

martedì 8 gennaio 2013

Il re è nudo

Ho letto su Repubblica on line una bellissima intervista a Matteo Renzi che dovrebbero leggere in molti, a cominciare da quegli italiani ostentatamente snob, quelli del “sono tutti uguali, la politica è una cosa sporca, questa volta non vado a votare”, ma che poi a votare ci vanno e votano sempre il peggio del peggio, per finire a quelli che si piccano di fare politica, che prendono la tessera di un partito e il giorno dopo cominciano ad attaccare tutto e tutti all'interno di quel partito, a ignorare le decisioni o i deliberati del partito del quale hanno appena preso la tessera, magari facendo l'esatto contrario e, dopo qualche giorno ancora cambiano casacca. Matteo Renzi è un grande dirigente, una grande risorsa del PD, probabilmente il suo futuro prossimo. A parte una certa asprezza nel linguaggio adoperato qualche tempo fa e l’adozione di qualche verbo non troppo felice, Renzi sta oggi dimostrando non solo di essere un grande leader, ma soprattutto un politico leale, coerente e coraggioso che conosce e rispetta le regole della democrazia che sono alla base della vita di qualsiasi formazione politica degna di questo nome. Come Bersani ha mostrato molto coraggio nel mettersi in gioco, nell’affrontare elezioni primarie che solo il PD, il partito al quale tutti pretendono sempre di dare lezioni e di spiegare cosa va fatto e cosa non va fatto, ha avuto il coraggio di fare e che ha perso dignitosamente, dimostrando, comunque, di avere un grande seguito nel Paese e dignitosamente ne ha accettato il responso mettendosi lealmente e rispettosamente al servizio del Partito. Un grande calciatore capisce quando è il momento di stare in panchina e quando è il momento di scendere in campo, prendere in mano la squadra, diventarne il leader indiscusso, la bandiera e Matteo Renzi, come un grande calciatore, ha accettato la panchina, ma sono certo che presto sarà chiamato in campo a dare quel grande contributo che ci si aspetta da un grande talento come lui. 
In questi giorni si fa un gran parlare delle cosiddette personalità renziane che hanno abbandonato il PD per “correre in soccorso” di quello che forse presumono il vincitore o forse più semplicemente per garantirsi qualche poltrona. C’è in giro qualche stupido che rimprovera a Renzi, come una colpa, la passata vicinanza con questi individui. A mio modesto avviso questi transfughi cercavano di usarlo strumentalmente al solo fine di fare la lotta ad altri esponenti del partito, ma, evidentemente, il loro gioco non ha avuto successo. Da qui il comodo rifugio nelle liste montiane. E che le posizioni di questi signori fossero strumentali lo fa capire lo stesso Renzi quando fa riferimento a quei “quattro – cinque parlamentari che oggi agitano lo spauracchio Vendola – Fassino, ma che in passato votarono la fiducia ai governi di Diliberto e Turigliatto.” 
Dicevo dell’intervista. Il giovane sindaco di Firenze, oltre a stigmatizzare le candidature di politici “entrati in parlamento quando la Roma vinceva lo scudetto con Pruzzo e Falcao”, senza un minimo di rinnovamento (cosa che viene sempre richiesta a gran voce al PD dai suoi avversari, compresi quelli che candidano per l’ennesima volta Berlusconi) mette a nudo la demagogia di Monti che, “dopo aver aumentato le tasse per salvare l’Italia”, oggi, per vincere le elezioni, promette di ridurle. Lo stesso Monti che dopo aver ripetuto per un anno che non si sarebbe candidato, ora si candida a governare il Paese.
Bravo, Matteo, c’era tanto bisogno di un fiorentino senza peli sulla lingua che avesse il coraggio di gridare che “il re è nudo!”

giovedì 3 gennaio 2013

La politica col silenziatore

Davvero  incredibile la gaffe del premier, professor Mario Monti a Uno Mattina; una vera e propria baggianata indegna di un luminare, di un professore nientemeno che della Bocconi, l’università del celebre studente calabrese di Sergio Vastano.  Come sia saltato in mente al professor Monti, un senatore a vita, un ex premier che potrebbe tornare a fare il presidente del Consiglio dei ministri, di chiedere a Bersani di “silenziare”, ovvero far tacere la voce di Stefano Fassina, responsabile economico di un partito che si chiama, per colmo d’ironia “democratico”,  è uno di quei misteri che la mente umana non riuscirà mai a spiegarsi. Che vuol dirci il professor Monti, che il segretario di un partito può zittire chi vuole e quando vuole? Che, magari tdovrebbe tornare alle famose purghe staliniane? Che in un partito il potere di decidere quello che si può dire e quello che non si può dire dev’essere prerogativa di una sola persona? Che un iscritto, addirittura il responsabile economico non ha il diritto di esprimere le proprie idee, battersi perché si affermino e diventino programma politico del partito, salvo prendere atto di un eventuale decisione contraria delle assemblee di partito, degli organismi dirigenti, che decidano, eventualmente, che tali idee contrastano con quelle della maggioranza degli iscritti e quindi adeguarsi alle decisioni democraticamente assunte da tale maggioranza, magari continuando a lavorare lealmente perché le sue idee possano diventare in  futuro maggioranza? (Vedi Matteo Renzi, un  leader autentico).   Ma che idea ha della democrazia, dei meccanismi di formazione del consenso e del programma politico di un partito il professore Monti? Ha mai sentito parlare del libero confronto delle idee, di mediazione, di ricerca di una sintesi tra posizioni contrastanti sulla soluzione dei problemi? Ma che si vuole? Tornare allo stalinismo o all’assolutismo monarchico? Zittirebbe lui il suo sponsor più entusiasta, l'on. Casini sui temi etici, sulla modifica di quell'obrobriosa legge fecondazione assistita, sull'eutanasia e sui privilegi alla chiesa cattolica? Ne avrebbe il potere? Anche quelle sono riforme da fare o le riforme sono solo quelle che servoino a dare mazzate ai lavoratori a favore dei finanzieri e delle banche? Tremo al pensiero che ci sia qualcuno in Italia che si candida a governare il paese pensando di “silenziare” chi non la pensa come lui.  

martedì 25 dicembre 2012

Femminicidio: quando la donna se lo cerca



Incredibile ma vero! Nei giorni scorsi un prete ligure già noto per altre discutibili iniziative, ci ha finalmente spiegato il perché dei tantissimi femminicidi di questi ultimi anni.

Erano mesi che mi scervellavo per capire il perché di tanta violenza cieca nei confronti delle donne, qual era il motivo che spingeva centinaia e centinaia di maschi italiani a sopprimere le proprie donne, mogli, ex mogli, compagne, amanti, a volte persino madri o, spesso, a massacrarle di botte, ma ogni mio sforzo risultava inutile. Comunque la osservassi la violenza sulle donne mi appariva odiosa, inutile, inconcepibile da punire con la massima severità proprio per la sua barbarie. Purtroppo l’uomo, dopo 24 milioni di anni, continua a considerare la propria moglie, la propria compagna non come un suo simile che decide liberamente di condividere la propria esistenza con un’altra persona e che altrettanto liberamente può decidere di revocare questa scelta, ma come un oggetto di cui può disporre a suo piacimento, come un possesso sul quale può esercitare qualsiasi diritto, compreso quello di vita e di morte e quando la donna, che magari non ne può più della sua violenza, del suo egoismo, della sua nullità decide di lasciarlo, l’unica cosa che sa concepire è la violenza e la soppressione della sua ex compagna di vita. Questo era almeno quello che pensavo fino a qualche giorno fa. Chi l’avrebbe immaginato, invece, che la responsabile di tanta cieca violenza, di quest’orrenda mattanza che va avanti da anni fosse proprio la donna, quest’essere perfido, malvagio,  diabolico che fa di tutto per provocare il povero uomo? Care donne, venite stuprate, picchiate, seviziate, uccise? Ma si, diciamocelo francamente: la colpa è vostra, facciamo un po' di sana autocritica, siete voi le sole responsabili dei vostri femminicidi  con le vostre provocazioni, con i vostri vestiti succinti che provocano gli istinti, con la vostra arroganza che vi fa sentire indipendenti mentre, invece, dipendete in tutto e per tutto dal vostro uomo, signore e padrone, con il vostro otto per mille che continuate a destinare ai preti per sentirvi fare queste prediche, parola di prete! D’altra parte  chi è il responsabile del peccato originale, della cacciata dall’Eden, quel povero Adamo che si lascia abbindolare dalla perfida Eva o la sua compagna che lo istiga a seguire i consigli del serpente? Allora la vogliamo o non la vogliamo dire tutta la verità? Si, il prete ha sempre ragione; pentitevi, flagellatevi, fate penitenza, indossate scafandri da palombari, magari un bel burqa  e, soprattutto, siate obbedienti, remissive, servizievoli, fedeli come un buon cucciolo e vivrete a lungo e guadagnerete anche il paradiso. Nell’altra vita, s’intende!

domenica 23 dicembre 2012

L'incubo

C’era da schiattare dal ridere ieri pomeriggio ascoltando il finale dell’intervista o, meglio, del solito monologo di Berlusconi che ad un certo punto ha finto addirittura indignazione  per come Giletti lo “incalzava” fingendo di alzarsi per andarsene. Dicevo che c’era da schiattare dal ridere quando l’ex premier che tutti continuano a chiamare, non si capisce perché, “Presidente” (esiste anche la figura del Presidente del Consiglio emerito? Boh?) ha raccontato un improbabile incubo che avrebbe avuto e nel quale vedeva Monti presiedere un nuovo governo con Di Pietro alla cultura, Ingroia alla Giustizia e Fini alle fogne (notare la finezza). Il PM Ingroia si affaccia solo ora alla politica e ci si affaccia, a mio modesto parere, male. A me personalmente non è piaciuto per niente il suo commento alla sentenza della Corte costituzionale quando ha definito   “politica” la decisione di dare ragione al Presidente della Repubblica nel conflitto di attribuzione perché ritengo che un magistrato non può e non debba mettere in dubbio la correttezza dell’Alta corte, ma per il resto è ancora troppo presto per giudicarlo come politico.  Fini e Di Pietro, viceversa (e da qui le grasse risate), possiamo considerarli un po’ anche creature politiche dell’ineffabile cavaliere. Fu proprio Berlusconi, infatti, nel 1993, a sdoganare l’ex segretario del MSI, partito sino ad allora considerato fuori dell’arco costituzionale e a farne poi un ministro degli Esteri in un suo governo prima e un presidente della Camera poi e fu sempre Berlusconi a offrire insistentemente un posto di ministro a Di Pietro prima che l’ex PM si mettesse in proprio e fondasse l’IDV. Chissà cosa sarebbe sucecsso se il cavaliere non gli avesse messo quella pulce nell'orecchio? Peccato che Giletti, forse ancora un po’ preoccupato che un ospite così importante se ne andasse facendogli perdere qualche decimale di audience (e anche perché si era quasi in chiusura dell’intervista monologo), non glielo abbia fatto rilevare facendoci ridere ancora di più, ma forse è stato meglio così perché ci siamo risparmiati l’ ennesima smentita. Quello che invece non ci è stato risparmiato e non ci ha fatto ridere  è stato lo spot finale su quelli per i quali si deve votare perché si sono fatti da sé e hanno creato lavoro per cinquantamila persone a differenza di tutti gli altri sfaccendati che nella vita fanno solo chiacchiere e non concludono niente. Una vera vergogna, purtroppo, per il servizio pubblico.

sabato 22 dicembre 2012

Timori centristi

"Senza Monti la campagna elettorale diventerà un derby tra Berlusconi e Bersani. Per noi sarebbe la fine". Nell'Udc e dentro Fli, oltre al terrore di essere lasciati a piedi nel bel mezzo di una campagna elettorale difficilissima, ieri montava anche del risentimento contro Monti. Come se il disimpegno fosse già cosa fatta.”

Leggo questo virgolettato in un pezzo su La Repubblica on line intitolato “I dubbi di Monti, tentato dal no” e, francamente, rimango molto perplesso. Ma come, i centristi, quelli che danno sempre lezione a tutti, che rappresenterebbero la maggioranza silenziosa degli italiani che non ne può più di quei rivoluzionari sovversivi del Partito Democratico e del Centro – Destra, hanno un disperato bisogno di Monti per dimostrare di esistere? Ma con l’arrivo dei transfughi del PD, con le API, con la società civile (che si oppone ai politici di estrazione militare) non dovevano fare sfracelli? Ma a questo punto, se temono che senza Monti rischierebbero addirittura di non raggiungere il quorum e di ridursi a forza marginale, non sarebbe più logico prendere atto che gli Italiani oramai ne hanno le scatole piene di giochi e giochini che hanno il solo fine di impedire a alla destra e alla sinistra di governare e della difesa a oltranza di anacronistici privilegi ecclesiastici e del potere di interdizione sui temi etici e sulle leggi che dovrebbero garantire alcuni diritti fondamentali di quelli che hanno idee e convincimenti che non coincidono con il loro rispettabile credo? Ma Fini, Casini, Rutelli, sono o non sono dei leader di statura nazionale in grado di guidare una lista di centro capace di opporsi a quegli avversari ai quali pretendono sempre di dare lezioni? Agli elettori di centro mi piacerebbe porre una domanda: ma c’è davvero qualcuno in Italia che crede, ancora oggi, che Vendola o Bersani siano dei possibili“Robespierre” ?