domenica 9 dicembre 2012

Il ritorno di Cronos

 


Ci risiamo! Tanto per cambiare, dopo l’exploit del giovane Matteo Renzi che in elezioni primarie vere alle quali hanno partecipato oltre tre milioni di italiani ha raccolto una vasta mole di consensi, anche se insufficiente a battere il più quotato Bersani, ma che, comunque, rimane una risorsa importante per la politica e per il nostro Paese, dopo il successo a Parma di un giovane candidato grillino che ha conquistato la poltrona di primo cittadino e quello di tanti altri giovani grillini entrati a far parte dell’ ARS (Assemblea regionale siciliana), dopo l’affacciarsi alla politica di tanti giovani capaci ed entusiasti, ecco il ritorno di un altro giovane settantaseienne, "un emergente" che rientra in gioco perché, dice lui, l’Italia è nel baratro, senza, ovviamente, dirci chi ne porta la maggiore responsabilità, come se un incendiario attribuisse la colpa dell’incendio ai pompieri accorsi per spegnerlo. L'impressione è che voglia completare l'opera, ma ci auguriamo che questa catastrofica ipotesi non abbia ad avverarsi. Così, dopo aver sentito parlare per anni di delfini e di “figli adottivi” (politicamente, s’intende) ai quali cedere lo scettro, assistiamo al ritorno del mito di Cronos che divora uno dopo l’altro i suoi stessi figli senza che appaia all’orizzonte un “Giove” un grado di detronizzarlo. La cosa ci fa provare un po’ di simpatia per il povero Alfano, costretto a cambiare versione ogni dieci minuti sulle primarie, sul futuro del PDL, sul sostegno a Monti e su ogni argomento di politica, per l’on. Crosetto, costretto ad abbandonare gli studi televisivi non sapendo che dire senza correre il rischio di venire smentito subito dopo, per l'on. Meloni che pensava di poter partecipare a primarie mai nate, per l'on. Fini che si è fatto ingenuamente fregare un partito da sotto il naso e che ora si ritrova nelle stesse condizioni di quel protagonista di un proverbio caccurese che parla di parti anatomiche e di ciliege e per tanti altri che, anche nel centro - destra, ancora credono nella politica e nei partiti come associazioni tra persone accomunate da una medesima finalità politica e non come una proprietà privata del capo. In una paese normale le pompose dichiarazioni e le promesse di un ritorno vincente in grado di salvare l’Italia da parte di un simile personaggio, farebbero ridere amaramente e ci porterebbero considerarle alla strega delle famose carte segrete raccolte alla rinfusa in una borsa dal Mussolini che cerca di fuggire precipitosamente in Svizzera per salvare la pelle e che, secondo lui, avrebbero potuto salvare il Paese dopo il disastro provocato dallo stesso fascismo, ma l’Italia non è più un paese normale da molti anni. Così rischiamo di sentirci ripetere ancora per anni la storiella dei comunisti da combattere perché mangiano i bambini, quella delle malvagie toghe rosse, quella della crisi economica che in realtà è solo psicologica, quella delle tasse da abolire per il bene e la felicità del popolo, quella della nipote di Mubarak e via dicendo, mentre il Paese si inabisserà definitivamente nel baratro assieme al suo presunto salvatore e ai suoi inconsistenti delfini, magari sotto lo sguardo inebetito degli stessi.     
                                                                                
 Peppino Marino

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